La
vicenda narrata si svolge nei dintorni di Firenze nel 1944 e ripercorre le
drammatiche vicende dei mesi che precedettero la liberazione dal nazifascismo.
La storia d’amore è quella tra la diciassettenne Margherita, figlia della media
borghesia con un padre prigioniero in Germania e una madre indaffaratissima a
tirar su la famiglia, e Alceste, brillante astronomo di umile origine,
laureatosi grazie alle borse di studio finanziate dal regime. Ciononostante,
quando ad Alceste il governo proporrà di collaborare insieme all’alleato
nazista alla realizzazione di una letale arma di distruzione di massa
(all’epoca il confine tra fisica e astrofisica non era ben delineato), egli non
se la sente di accettare e passa così, quasi con naturalezza, nelle fila della
Resistenza partigiana, coinvolgendo la stessa Margherita.
La
terribile guerra civile che dilaniò le famiglie e le amicizie, trasformando
innocui vicini di casa in efferati mostri, rivive in tutta la sua spietatezza.
Lo stile narrativo è ricco di particolari, così come i personaggi, originali e
ben congegnati. Forse anche troppo, tanto che nella prima parte del libro i
lunghi flash back biografici staccano dal filo della narrazione, ma ci può
stare. Lungo il corso degli eventi Alceste delizia il lettore con memorabili
dissertazioni scientifiche sull’origine degli astri (l’astronomia, una delle
passioni dell’autrice!), e numerosi sono anche i riferimenti alle leggende
popolari del luogo, che insaporiscono un piatto già di per sé gustoso; così
come sono ben inseriti i lunghi e divertenti dialoghi in spiccato accento
toscano e le bellissime descrizioni dei paesaggi. Qualcuno potrebbe chiedersi,
come il sottoscritto, il perché di questo titolo: ebbene non sta a me svelarlo,
basti dire che è una delle piccole sorprese che condiscono il volume e che
l’autrice è molto brava nel centellinare tra le pagine.
L'autrice, nel corso di una presentazione |
Lo
sfondo storico sul quale si delinea la vicenda è reale: vi sono riferimenti a
stragi realmente compiute dagli occupanti e a reali tentativi di contrastarle
attuati dai partigiani, sempre sul filo della mannaia della legge Kesserling, un
espediente criminale che sentenziava la morte di dieci italiani per ogni
tedesco ucciso dai “terroristi”. Il confine tra bene e male però, come nella
realtà, non è mai delineato da un solco invalicabile; e allora ecco che ben si
collocano personaggi in antitesi al classico schema, un po’ sui generis potremmo dire, come Franz,
soldato tedesco premuroso e colto, e “il Lupo”, tosto partigiano imbevuto di
ideali e disposto a tutto per vederli tramutati in realtà.
Insomma,
Il Canto della Terra è un libro per
tutti che, con pacatezza e umanità, racconta una vicenda drammatica della
storia italiana, senza inutili eccessi e senza cattiverie. Scorrendolo, il
lettore si troverà immerso in pagine che trasmettono emozioni, e non c’è altro
che si possa chiedere ad un romanzo.
M.B.
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