Rolando Zucchini, dalla laurea in
matematica alle arti. Lei ha iniziato la sua carriera negli anni ’80
con la pittura, perché oggi ha sentito il bisogno di
cimentarsi nella narrativa? E quali differenze e/o analogie ha riscontrato tra
queste due “sfere”
dell’arte?
> Nel 1994 mi sono trasferito a
vivere nell’antica dimora dei miei avi, in cima al paese natio. Qui sono stato
assalito dai ricordi e ho avvertito l’esigenza di raccontare memorie su alcuni
personaggi singolari, tradizioni e leggende. Nei primi anni del duemila ho
iniziato a scrivere brevi racconti che sono confluiti nei miei due romanzi, La leggenda dei Turri (2009) e Il Regolo incantatore (2011). La
scrittura, così come la pittura, necessita di una lunga e lenta maturazione per
raggiungere una tecnica e uno stile congeniali al nostro modo di essere e di
esprimerci, alla nostra individualità; predisposizioni, attitudini, interessi.
Forse la pittura, soprattutto la pittura astratta nella quale mi sono fin da
subito immedesimato, offre una maggiore libertà; mentre la scrittura è più
rigida, severa, e abbisogna di regole che non possono essere trasgredite.
Il suo racconto fantascientifico Alea
(Leone Editore, 2013) è incentrato su una minaccia che incombe sulla Terra. È
solo un’opera di fantasia o sottintende un
qualche insegnamento che dovremmo trarne?
> Quasi tutti gli
scienziati concordano che il nostro pianeta sta soffrendo. Il riscaldamento
globale potrebbe causare danni irreversibili. Alea narra di ciò che potrebbe accadere tra due -
tremila anni. Sembra un futuro lontanissimo, ma noi siamo qui dopo milioni di
anni di evoluzione a studiare le antiche civiltà. La catastrofe
finale può essere evitata se l’uomo
prenderà coscienza di essere uno straordinario
viaggiatore cosmico su una meravigliosa astronave che è
la nostra Terra. Amarla, rispettarla, darle la possibilità
di rigenerare le energie e le risorse è condizione
indispensabile per continuare il nostro viaggio nel cosmo.
Al contrario Il mestiere
di Rina, in uscita in questi giorni, è
in apparenza una storia dai connotati molto più
terreni, eppure il protagonista – Dario Morganti –
è sempre lo stesso. Come definirebbe
questa sua opera?
> I quattro
romanzi fin qui da me pubblicati hanno tutti come personaggio principale Dario
Morganti. È un personaggio
costruito su ricordi autobiografici, combinati con l’immaginazione
per adattarli a situazioni paradossali, fantastiche, assurde. Il mestiere di Rina è
la storia di un amore insolito e bizzarro. Le vicende di Rina e Dario sono
intercalate con cinque brevi racconti di tragici amori di epoche diverse,
recuperati da cronache popolari e fonti storiche.
C’è
un autore o un genere letterario al quale si ispira più
di altri?
> Difficile dire.
Fin da bambino, e poi da ragazzo, passavo intere notti a leggere fumetti di
avventure e romanzi di numerosi autori: Italo Calvino, Paolo Volponi, Hermann
Hesse e tanti altri. Non credo che i miei testi siano riferibili a un genere
letterario preciso. Sinceramente, non sono in grado di organizzare una trama
lunga e complessa. Mi limito a scrivere corti romanzi (a me piace definirli romanzetti) accumulando episodi sparsi tra
fantasy, storico, giallo, fantascienza, e chissà altro, che s’incastrano
a mosaico e si legittimano nella cornice finale.
Infine, quali progetti ha per il suo
futuro letterario? C’è un messaggio che si sente di
comunicare ai lettori del blog?
> Conclusa la tetralogia
dedicata alle avventure di Dario Morganti, sto creando un nuovo personaggio, un
matematico umbro di fine ottocento. Spero di farcela. L’unico
messaggio che mi sento di comunicare ai lettori del Tuo blog è
di cercare un qualsiasi modo per dare sfogo alla propria creatività,
ai desideri e alle aspirazioni.
Per chi volesse saperne di più, Rolando Zucchini vi aspetta insieme alle sue opere (letterarie e non) venerdì 25 aprile all'inaugurazione della sua mostra personale alla Galleria 121, in zona San Sisto a Perugia.
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